Le principali caratteristiche della lingua giapponese
Il giapponese è certamente una lingua molto diversa dall’italiano, quindi ho pensato di scrivere un articolo per mettere in evidenza le caratteristiche del giapponese. Credo che sarà molto utile a chi vuole iniziare lo studio della lingua o a chi ha iniziato da poco!
Quali sono gli aspetti che più caratterizzano questa lingua? Vediamoli subito!
Il sistema di scrittura giapponese
La lingua scritta fa uso di tre diversi tipi di scrittura: hiragana, katakana e kanji. Hiragana e katakana sono i sillabari dalla lingua, cioè ogni carattere rappresenta il suono di una sillaba; i kanji sono quelli che nel linguaggio comune vengono definiti “ideogrammi” e hanno un significato, ma non è una definizione completamente corretta. Considera i kanji come caratteri cinesi e non ideogrammi, dopotutto è proprio quello che significa il nome!
Ma quando si usa l’uno o l’altro tipo di scrittura? L’hiragana si usa per scrivere le parti grammaticali di un discorso (come desinenze e particelle) e per indicare la pronuncia di un kanji, il katakana si usa per trascrivere parole di origine straniera, mentre i kanji si usano per scrivere praticamente quasi qualsiasi parola. In generale se non si conoscono dei kanji si può usare l’hiragana per trascrivere le parole.
Ne approfitto per aggiungere che no, non si può imparare la lingua senza sapere come si scrive. In più conoscere questi tre tipi di scrittura è utile per imparare la grammatica e memorizzare vocaboli!
Per approfondire:
- Guida allo studio del giapponese
- 7 domande e risposte sul giapponese
- La scrittura giapponese: come imparare facilmente hiragana e katakana
- Imparare i kanji: tutto quello che ti serve sapere per impararli facilmente
Assenza di spazi
Non ci sono spazi tra una parola e l’altra. Può sembrare impossibile distinguere le varie parole ma l’esistenza di tre diversi tipi di scrittura aiuta a distinguere ogni singola parte. Specialmente i kanji sono di grande aiuto, anche se posso capire che per chi inizia lo studio della lingua sembra un’inutile complicazione. Con un po’ di allenamento si diventa capaci di distinguere le varie parti di una frase e di riconoscere i kanji!
Invariabilità delle parole
In generale le parole non cambiano per genere o per numero. Se dico 本 (hon) potrei intendere un libro o più libri, se uso il verbo 食べる (taberu) posso intendere mangio, mangia, mangiano ecc. Vale anche per gli aggettivi, se uso il termine かわいい (kawaii) posso intendere carino, carina, carini e carine. Sarà il contesto ad aiutarci a capire che cosa si intende. In ogni caso una bella semplificazione rispetto a lingue come l’italiano, eh? È comodo non dover pensare a come varia una parola a seconda dei casi!
In realtà esistono dei modi per rendere plurali le parole ed esistono parole intese sempre al plurale, ma non è la norma.
Ordine della frase
A differenza dell’italiano e in generale di altre lingue europee il verbo va messo a fine frase (a parte qualche eccezione). Ammetto che all’inizio può essere una cosa un po’ strana dover “pensare al contrario”, ma a parte questo l’ordine della frase in giapponese è piuttosto flessibile.
Esistenza delle particelle
In italiano esistono le preposizioni per indicare che rapporto c’è tra le varie parole (per, in, da, fra ecc.) mentre in giapponese esistono le posposizioni, cioè sono come le preposizioni ma vanno messe dopo le parole e non prima. Generalmente queste posposizioni vengono chiamate particelle. Qualche esempio utilizzando lo stesso verbo (行く iku, andare):
東京に行く (Toukyou ni iku) – Andare a Tokyo (に ni particella di destinazione)
車で行く (kuruma de iku) – Andare in macchina (で de particella di mezzo)
お母さんと行く (okaasan to iku) – Andare con la mamma (と to particella di compagnia)
Ti faccio ancora notare che le ho tradotte in maniera indefinita, ma ognuna di queste frasi potrebbe riferirsi a qualsiasi persona, singolare o plurale che sia. Inoltre puoi vedere che il verbo è sempre al fondo!
Assenza di articoli
Non esistono articoli come in italiano o in altre lingue europee. Per esempio 本 (hon) posso intenderlo come un libro o il libro (per comodità al momento non considero i plurali), anche in questo caso sarà importante il contesto. Diciamo che in giapponese si può capire quando si parla di una cosa qualsiasi o una roba ben determinata anche grazie all’uso di determinate particelle.
L’uso dei contatori/classificatori
Se in italiano i numeri non cambiano mai a seconda di cosa stiamo contando, in giapponese non è così semplice. Più specificatamente si fa uso del numero seguito da un contatore (o classificatore, forse è la parola più frequente sui testi di giapponese), ovvero delle parole che chiariscono quale tipo di cosa di sta contando.
Per esempio se voglio contare il numero di cani userò il contatore 匹 (hiki, contatore per piccoli animali), per contare dei libri 冊 (satsu, per contare materiale stampato come libri). Se a entrambi questi contatori mettiamo, ad esempio, un “due” (二 ni) davanti otteniamo 二匹 (nihiki, due animali piccoli) e 二冊 (nisatsu, due libri/riviste/materiale stampato). Ce ne sarebbe ancora da dire sui numeri ma per ora non è il momento di approfondire!
Esistenza di più registri linguistici
Il giapponese possiede diversi registri linguistici, un po’ come il “tu” o il “lei” in italiano, anche se il sistema è più complicato! Si può scegliere tra il parlare in un modo meno cortese (forma piana) o più cortese (forma educata/cortese, per l’appunto) a seconda della confidenza che ho con l’interlocutore, ma anche scegliere di usare dei termini per portare rispetto a una persona in particolare (il cosiddetto keigo, di cui fa parte il linguaggio di rispetto e il linguaggio umile).
Non vorrei addentrarmi in ulteriori dettagli perché non è facile da padroneggiare, specialmente diventa difficile da spiegare a chi non ha una base della lingua, ma detta in maniera semplice le prime due forme riguardano l’esprimere cortesia o meno all’interlocutore, mentre con il keigo si mostra rispetto a qualcuno in particolare. Le due cose non coincidono sempre, per fare un esempio esagerato potrei parlare dell’imperatore del Giappone con un amico, a cui non ho bisogno di “dare del lei” (ovvero di usare una forma cortese), ma è probabile che utilizzerò dei termini di rispetto per parlare dell’imperatore.
Voglio chiarire che la forma di rispetto non si usa solo se si parla di persone super-importanti ma anche con persone più comuni nella vita quotidiana, come un proprio superiore, un insegnante e così via.
Altro da sapere?
Se hai appena iniziato a studiare la lingua o ancora non hai iniziato direi di no, bastano queste cose per farsi un’idea di quello che ti può aspettare in futuro. Se ancora non hai ben assimilato tutte queste informazioni non preoccuparti, imparare qualsiasi cosa richiede tempo!
Se non sai da dove partire con lo studio del giapponese ti consiglio di dare un’occhiata alla “Guida allo studio del giapponese” (pdf scaricabile gratuitamente).
Spero che questo articolo ti sia stato utile per capire le principali caratteristiche della lingua. Se è così condividi l’articolo con le tue conoscenze, potrebbe essere utile anche a loro. Per qualsiasi domanda o aggiunta da fare all’articolo ti aspetto nei commenti!
Immagini: Engin Akyurt, Monaharris, Alex Caza
2 commenti
12 Luglio 2022
Hanamiblog! :D Sono così contenta di aver ritrovato questo meraviglioso sito! Finalmente posso tornare a seguire ogni aggiornamento, insieme al libro che hai scritto. Grazie, Federica!
14 Luglio 2022
Ne sono felice ^_^ Non posso far altro che augurare buono studio del giapponese!