Alla scoperta dei caratteri cinesi – I composti fonetici
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I caratteri cinesi si fanno sempre più complessi: prima erano semplici rappresentazioni disegnate del loro significato (i pittogrammi), poi a questi si aggiungono anche rappresentazioni di concetti astratti o che rimandano indirettamente al loro significato (gli ideogrammi).
L’ultima trovata che abbiamo visto è la combinazioni tra più caratteri semplici – detti “radicali” – per formare un unico carattere il cui significato è una combinazione dei vari radicali (composti ideografici o composti di significato).
Il nostro viaggio alla scoperta dei caratteri cinesi non è ancora finito: abbiamo visto infatti solo tre delle sei categorie etimologiche, e ce ne mancano altrettante.
La prima che vedremo ha una grande importanza all’interno del vocabolario dei caratteri, le ultime due sono solo delle minoranze, di cui bisogna tenere a mente solo qualche particolarità.
Nasce la lingua cinese scritta: dinastia Xhou (周) e Periodo delle Primavere e degli Autunni (春秋时代)
Nel periodo che va dall’VIII secolo a.C. al V secolo a.C. nasce la letteratura cinese vera e propria. I testi non sono più solamente annali storici, oppure descrizioni di riti o epigrafie imperiali: nascono le cosiddette “Cento Scuole di Pensiero“, ossia una serie di importantissime correnti filosofiche che avranno una forte influenza sulla storia cinese futura.
Non a caso i testi dei più famosi filosofi cinesi risalgono a questo periodo, nascono anche le prime composizioni di poesia, come il famosissimo Libro delle Odi (诗经), composto precedentemente ma raccolto e redatto solamente in questo periodo. È naturale che un così grande dispiegamento di opere letterarie necessita di un linguaggio ben più complesso di quello utilizzato in precedenza.
A questo punto ideogrammi, pittogrammi e composti non bastano più: è difficile, anche con il metodo della combinazione dei radicali, creare caratteri con significati complessi e relativi alla filosofia, che rischiano quindi di rimanere confinati alla sola lingua parlata.
Nasce quindi il bisogno di un’altra regola per creare nuovi caratteri, viene creata la famiglia dei “composti fonetici”, che nella lingua moderna – sia cinese che giapponese – occupa più dell’80% del vocabolario, arrivando in certi casi a sfiorare il 90%.
La regola è molto semplice: il carattere si può dividere in due parti, di cui una fornisce la pronuncia e l’altra il significato. Generalmente, se il carattere ha una struttura destra-sinistra il radicale del significato sta a sinistra, mentre nella struttura alto-basso sta in alto.
Facciamo uno dei miei esempi preferiti: 侯
Questo carattere non è né famoso né molto utilizzato, e nemmeno particolarmente interessante: significa marchese, cioè un titolo usato da alcuni principi prima dell’unificazione della Cina (siamo più o meno nel Periodo delle Primavere e degli Autunni). Ma diamo un’occhiata alla lettura in cinese e quella On giapponese: hóu こう (kou).
Bene, adesso prendiamo un altro carattere, ben più interessante e usato: 猴
Quest’altro carattere significa scimmia. L’unica differenza tra 侯 e 猴 è la presenza, in quest’ultimo del radicale “cane” (犬 in forma di radicale è così: 犭), usato per molti nomi di bestie. Dal radicale a sinistra capiamo che si tratta di un animale, ma che centra il marchese? Forse che le scimmie erano gli animali (犭) preferiti dai marchesi? No, questo non è un ideogramma. Guardiamo di nuovo le letture (escludendo le altre letture per il giapponese): hóu こう (kou).
Visto? Sono identiche! Il carattere ha preso la pronuncia dal radicale di destra e una vaga indicazione del significato da quello di sinistra!
Altro carattere: 瘊
Che brutto: significa porro, verruca! Anche questo assomiglia molto a 侯, ma ha come cornice un altro radicale: 疒. Sapete cosa significa? Malattia! Ed è presente in molti caratteri relativi al campo della medicina, o al dolore. Che letture ha questo carattere? hóu こう (kou).
Questa è la dimostrazione di come sapere l’etimologia dei caratteri cinesi possa aiutare a studiarli. Naturalmente non va preso come un ideogramma, e non bisogna credere che, secondo l’etimologia, i marchesi siano più soggetti alle verruche che la gente comune!
Purtroppo, con il passare del tempo, molti caratteri hanno perso la loro originaria pronuncia, ma quella attuale è (quasi) sempre simile a quella indicata dal radicale. In cinese, in genere, la principale differenza è che il tono (l’intonazione) cambia, mentre in giapponese le differenze sono minori.
Quest’ultima famiglia che abbiamo visto è la più moderna, fra le sei. Le ultime due, come già detto, hanno veramente pochi caratteri. La prima fra queste due è quella dei “deflettivi”, caratteri con grafia, pronuncia e significato simile.
Per esempio 老 (vecchio, letture: ろう rou, lǎo) è simile, per letture e significato a 考 (esaminare, letture: こう kou, kǎo). Il collegamento è che il più anziano esamina il più giovane. In pratica questo è l’unico esempio della categoria. Proprio per questo è stata molto criticata e non è quasi più considerata valida.
La sesta è quella dei caratteri “prestati”, ossia caratteri che fanno parte di altre categorie, ma che han perso il significato originario. In parole povere si è scelto un carattere che non centrava nulla per rappresentare una parola con lo stesso suono – magari ora si sono differenziati i due suoni. Qualche esempio:
- 萬 (diecimila, in origine scorpione)
- 来 (venire, in origine cereale)
- 西 (ovest, occidente; in origine cestino o uccello nel nido)
E queste sono le sei categorie alla base della costruzione dei caratteri cinesi.
Qui finisce la prima parte della dispensa sui caratteri cinesi, nelle successive puntate vedremo alcuni caratteri dall’etimologia o dall’uso curiosi, insieme ad altri caratteri poco utili o quasi sconosciuti. Spero che sarà per tutti un viaggio divertente ed emozionante!
Questo guest post è stato scritto da Bai Jiali.
La sua passione per la Cina è nata leggendo “Viaggio in Occidente”. Dopo aver approfondito la letteratura e la cultura di questo paese, ha deciso di dedicarsi allo studio del cinese.
Immagine: timtak Flickr
Un commento
22 Ottobre 2012
Molto utile questo post. Ora sarà più facile ricordarsi la lettura On, che ci mette tanto ad entrarmi in testa.