Dajare: giochi di parole in giapponese
Anche i giochi di parole sono un ottimo modo per approfondire la lingua. Si possono trovare vocaboli nuovi, possono essere utili per ripassare la grammatica… anche se non sempre sono immediatamente comprensibili e bisogna fare un certo sforzo per interpretarli. E possono anche strappare una risata!
In questo articolo vedremo come funzionano questi dajare e alcuni esempi partendo dall’etimologia della parola.
Etimologia di dajare
Questa parola è spesso scritta in katakana (ダジャレ) ma la sua trascrizione in kanji è 駄洒落. Il primo kanji 駄 significa di povero, senza valore (è lo stesso kanji che appare in 無駄 muda, inutile), mentre 洒落 significa gioco di parole, battuta. Promette proprio bene il fatto che siano “giochi di parole scarsi”, no? In origine si usava la parola 洒落 (share) ed indicava i giochi di parole ricercati che mostravano conoscenza e cultura, ma con il tempo si diffuse l’uso di dajare per indicare questi giochi di parole meno raffinati. Il termine 洒落 può ancora oggi essere inteso come gioco di parola o battuta.
Spesso questi giochi di parole vengono sono associati agli 親父ギャグ (oyaji gyaku), le gag da vecchio, quelle che in inglese si definiscono “dad jokes” mentre in italiano non sono sicura esista un termine simile (battute tristi? freddure?). Non sempre fanno ridere, chi li ascolta potrebbe reagire con un bel 寒い o さむっ (samui, samu: freddo). La parola 寒い, oltre ad indicare una bassa temperatura (今日は寒い kyou wa samui, oggi fa freddo), può indicare qualcosa di noioso, non divertente.
Come funzionano i giochi di parole in giapponese?
Se hai iniziato a studiare il giapponese avrai notato che la lingua ha molte parole omofone, cioè che vengono pronunciate nello stesso modo ma si scrivono in modo diverso. Per esempio “seimei” corrisponde alle parole 生命 (vita), 姓名 (nome) e 声明 (dichiarazione).
Molti di questi giochi di parole hanno come protagonisti questo genere di vocaboli, in altri casi le parole hanno un suono molto simile ma non completamente identico. In altri casi ancora delle parole vengono combinate per crearne di nuove.
Facciamo l’esempio di un gioco di parole piuttosto famoso. Le barrette di cioccolato Kit Kat in giapponese si chiamano キットカット (Kitto Katto) e il nome assomiglia molto alle parole きっと勝つ (kitto katsu) che significa “vincere sicuramente”. Spesso vengono date in regalo come augurio a chi deve affrontare degli esami importanti, specialmente a chi deve sostenere l’esame per entrare all’università.
Si possono trovare esempi di giochi di parole anche nelle poesie a partire dall’epoca Nara (8° secolo d.C.) Anche se il loro scopo non era quello di far ridere si giocava molto con le ambiguità dovute alle parole omofone per dare diverse interpretazioni alle poesie. Per fare un esempio comune matsu può significare sia pino (松) che aspettare (待つ), così in vari componimenti waka ci sono pini che aspettano. In poesia questo espediente si chiama in giapponese kakekotoba (掛詞). Di solito le kakekotoba sono scritte in hiragana per rendere più visibile questa ambiguità di significati.
Esempi di dajare
Naturalmente sarebbe impossibile elencare ogni possibile gioco di parole, tra quelli che ho scelto ci sono molti classici e magari potresti averli già visti da qualche parte.
イクラはいくら? (ikura wa ikura?)
Traduzione: Quanto costano le uova di salmone?
Forse è il più classico dei giochi di parole, dovuto al fatto che la parola “uova di salmone” e la parola per chiedere il prezzo si pronunciano “ikura”.
蛙が帰る (kaeru ga kaeru)
Traduzione: La rana torna a casa.
Anche in questo caso abbiamo due parole con lo stesso suono: kaeru significa sia rana che tornare a casa, ma vengono scritte in modo diverso (蛙 rana, 帰る tornare a casa).
ヒラメがひらめいた。(hirame ga hirameita)
Traduzione: Alla platessa è venuta in mente un’idea.
La parola ヒラメ (platessa) si ripete nel verbo successivo ひらめいた (hirameita, forma -te ita del verbo ひらめく hirameku: avere un’idea).
布団が吹っ飛んだ。 (futon ga futtonda)
Traduzione: Il futon è volato via.
Qua invece c’è somiglianza tra la parola 布団 (futon) e il verbo 吹っ飛んだ (futtonda, 吹っ飛ぶ futtobu al tempo passato, volare via).
パン作ったことある? / パンツ食ったことある? (pantsukutta koto aru)
Traduzione: Hai mai fatto il pane?/Hai mai mangiato mutande?
In questo gioco di parole si sfrutta l’ambiguità nell’espressione ぱんつくった (pantsukutta) che può essere interpretata sia come “hai fatto il pane” (パン pan: pane; 作った tsukutta: forma passata del verbo 作る, preparare) e “hai mangiato mutande” (パンツ pantsu: mutande; 食った kutta: forma passata del verbo 食う kuu). È possibile questa doppia interpretazione solo perché è stata volutamente omessa la particella del complemento oggetto を (wo), se ci fosse il gioco non funzionerebbe: パンを作った (pan wo tsukutta), パンツを食った (pantsu wo kutta).
Tra l’altro vale la pena di sottolineare che il verbo 食う (kuu, mangiare) è una versione più rude di 食べる (taberu), per questo è usato più spesso dagli uomini. こと(が)ある koto (ga) aru invece è una costruzione che si usa per indicare che c’è o c’è stata (nel caso del gioco di parole) una certa azione: “capita/è capitato il fatto di…”.
白鳥がくしゃみをした。ハックチョン!(hakuchou ga kushami wo shita. Hakkuchon!)
Traduzione: Un cigno ha starnutito. Etciù!
Questo gioco di parole si basa sulle onomatopee: in questo caso l’onomatopea dello starnuto (ハックション hakkushon) è molto simile a cigno (白鳥 hakuchou), anche se l’onomatopea è stata opportunamente modificata.
塩がないのはしょうがない。(shio no nai no wa shou ga nai)
Traduzione: Non c’è nulla da fare se manca il sale.
Qui abbiamo l’assonanza tra 塩がない (shio ga nai, non c’è sale) e しょうがない (shou ga nai, non c’è nulla da fare/è inevitabile).
レモンの入れもん (remon no iremon)
Traduzione: Il contenitore del limone.
Assonanza tra limone (レモン remon) e contenitore, anche se in realtà questa parola è stata leggermente modificata, dato che 物 (mono) può diventare もん (mon) nel parlato colloquiale. La parola contenitore è 入れ物 (iremono) mentre qua è 入れもん (iremon).
秋はもう飽き飽き。(Aki wa mou aki aki)
Traduzione: L’autunno ha già stufato.
秋 (aki) significa autunno mentre 飽き飽き (aki aki) è un’onomatopea per indicare di essere annoiati, di non poterne più di una certa cosa.
新しいものがあったらしい。(atarashii mono ga atta rashii)
Traduzione: Ho sentito che c’era una cosa nuova.
Somiglianza tra le parole 新しい (atarashii, nuovo) e あったらしい (atta rashii), cioè il verbo ある (aru, esserci) al tempo passato e らしい (rashii), costruzione che viene usata per dire di aver visto o sentito una certa notizia.
「パンダが食べるのは何?」(panda ga taberu no wa nani?)
「 パンだ。」(pan da)
Traduzione: “Cosa mangiano i panda?” “Il pane.”
Questo è un esempio di indovinello, la cui risposta (パンだ pan da) è uguale alla parola panda (パンダ). パン (pan) significa pane mentre だ è il verbo essere.
「家ないよ」って言えないよ。(“ie nai yo” tte ienai yo)
Traduzione: Non posso dire “non ho una casa!”
In questo caso 家ないよ (ie nai yo, non c’è una casa) è simile a 言えないよ (ienai yo, non si può dire, forma potenziale negativa nel verbo 言う iu, dire).
ありが10匹、ありがとう (ari ga juppiki, arigatou)
Questa volta prima di vedere la traduzione è necessario fare un passo indietro. Scomponiamo arigatou in 3 parti: あり が とう (ari ga tou). あり (ari) significa formiche, が (ga) è la particella del soggetto, mentre とう (tou) assomiglia molto a un’altra lettura del numero 10: とお (とう tou e とお too si pronunciano too, ma sono scritte in modo diverso). Quindi si traduce con “le formiche sono 10”… ma allora che c’entra 10匹 (juppiki)? Si è scelto di modificare il numero 10 con un contatore più appropriato per far funzionare il gioco di parole: 匹 (hiki) è il contatore usato per contare gli animali di piccole dimensioni, combinato al numero 10 diventa 10匹 (juppiki).
ありがとうがらし (arigatougarashi)
Una semplice parola dovuta dall’unione delle parole arigatou e tougarashi (とうがらし, peperoncino).
Approfondire i dajare
Se trovi divertenti e interessanti questi giochi di parole esistono diversi siti in giapponese che li raccolgono! Uno di questi è Dajare Station, nel quale puoi cercare i dajare inventati dagli utenti divisi per categorie o per parole chiave.
Se ti è piaciuto l’articolo potrebbe interessarti anche l’articolo sui giochi di parole giapponesi con i numeri. I numeri in giapponese possono essere letti in più modi diversi e possono essere usati per creare parole di senso compiuto.
Spero che l’articolo ti sia piaciuto e alla prossima!
Fonti articolo: Wikipedia, Tofugu
Immagini: Line (immagine inizio articolo, sticker panda)
Un commento
16 Settembre 2020
Grazie mille, seguo sempre i tuoi articoli che oltre a essere interessanti sono utilissimi per capire le migliaia di sfumature del giapponese quotidiano!