Alla scoperta dei caratteri cinesi – I kanji: le origini
Questo articolo fa parte della serie “Alla scoperta dei caratteri cinesi” (clicca sul link per l’indice tutti gli altri articoli della serie!)
La scrittura cinese – usata anche nella lingua giapponese, taiwanese, formalmente nel coreano e, nel passato, anche nel vietnamita – resta sconosciuta per la maggior parte della gente.
C’è chi, considerando i caratteri cinesi alla stregua di geroglifici li chiama “ideogrammi”, mentre c’è chi è affascinato dall’esoticità di questi “simboli” si fa tatuare su gambe e braccia scritte definite “poetiche” o “profonde”, che risultano delle emerite stupidaggini.
In queste piccole dispense, pubblicate settimanalmente mi piacerebbe fare un po’ di luce su un mondo tanto complesso quanto – per noi – misterioso come quello dei caratteri cinesi. Queste prime dispense saranno solo un’introduzione alla serie vera e propria, che si occuperà dell’analisi di diversi caratteri della lingua cinese e giapponese.
Per rendere le lezioni cosa nuova per più persone, vedrò di cercare molti caratteri rari, antichi o poco conosciuti, quasi inutili da avere nel proprio vocabolario ma che, di tanto in tanto, non sarebbe male poter tirare fuori (tanto per fare gli acculturati).
Con questo non voglio però dire di avere un’enorme conoscenza della lingua cinese, anzi, forse sono appena sopra il livello elementare, in grado di scambiare qualche parola con un madrelingua (la solita roba che si studia anche in inglese: animali, colori…). Però mi incuriosisce molto anche andare a caccia di stranezze grafiche come i caratteri che vedremo, è un po’ come andare a caccia di animali strani: con i caratteri cinesi, non si finisce mai di fare nuove scoperte!
Dopo questa breve premessa, passiamo alla serie vera e propria con un’infarinatura della storia dei caratteri cinesi.
Le origini: le dinastie Xia (夏) e Shang (商)
Ci sono diversi preconcetti riguardo alla scrittura cinese, diffusi in Occidente già a partire dai primi contatti concreti con la Cina, avvenuti nel XVII secolo. I viaggiatori precedenti, come Marco Polo, erano pochi e quasi tutti raccontavano di meraviglie esotiche senza far menzione di particolari inutili come la scrittura cinese o la Grande Muraglia (长城 oppure 万里长城). Diversi resoconti di viaggiatori cinesi dalle parti di Roma ci hanno dato descrizioni più precise.
Comunque, ai primi veri e propri contatti con la Cina, gli europei sono rimasti stupiti dall’incredibile quantità di caratteri che questa lingua necessitava. Fino ai tempi moderni, non fu mai considerata una vera e propria forma di scrittura, tanto che i cinesi venivano messi appena un gradino sopra i barbari, non conoscendo una vera e propria scrittura.
Proprio da queste esperienze nascono i primi stereotipi e luoghi comuni sulla scrittura cinese, che ha invece avuto una storia alquanto complessa. Partiamo dall’inizio.
Le prime testimonianze scritte in caratteri cinesi – ma non in lingua cinese, perlomeno quella che conosciamo ora – risalgono alla dinastia Shang, o meglio all’epoca Shang: a quel tempo la Cina non esisteva ancora come Stato (successe nel 221 a.C. per opera del primo imperatore Qin), ma si tratta di una dinastia mitica. Il sistema di scrittura appare però già completamente sviluppato, quindi gli studiosi ipotizzano una creazione di caratteri nella tarda dinastia (o periodo) Xia, o nella prima epoca Shang. Purtroppo non ci è pervenuto nulla.
Gran parte dei testi Shang sono iscrizioni su gusci di tartaruga, le cui crepe – secondo certi – avrebbero ispirato la grafica dei caratteri. Queste iscrizioni avevano carattere prevalentemente divinatorio.
I primi caratteri sono rappresentazioni di oggetti reali, e qui devo fare un piccolo appunto: solamente questi primi caratteri nascono da dei disegni, e non tutti i caratteri. L’idea che ogni carattere sia un disegno dell’oggetto da rappresentare è frutto del contatto con la Cina nel XVII secolo.
Il politico Li Si (李斯), durante la dinastia Qin, compilò un dizionario in cui catalogava i caratteri in base alla regola di composizione. Li divise in sei categorie o “famiglie”: le “sei famiglie” (六家). I cosiddetti pittogrammi (ossia le rappresentazioni di oggetti reali) costituiscono la prima – e più antica – categoria. Ancora oggi ne sono in uso parecchi, pur essendo una minima parte del vocabolario.
Ecco qualche esempio, valido sia per il cinese che per il giapponese:
- 火 (fuoco)
- 水 (acqua)
- 木 (legno, albero)
- 山 (montagna)
- 人 (persona)
- 女 (donna)
Tuttavia i cinesi capirono ben presto che la mera rappresentazione della realtà non poteva creare un lessico completo. Come fecero?
Lo scoprirete nella prossima puntata!
Questo guest post è stato scritto da Bai Jiali.
La sua passione per la Cina è nata leggendo “Viaggio in Occidente”. Dopo aver approfondito la letteratura e la cultura di questo paese, ha deciso di dedicarsi allo studio del cinese.
2 commenti
11 Ottobre 2012
Uh! Un post sul cinese *__*
Hell Yeah!
Bella l’idea dei post sui vari caratteri sconosciuti ^W^
*aspetta prossimo post con ansia*
11 Ottobre 2012
Il prossimo post arriverà lunedì prossimo, e ho già finito di scriverlo.
Felicissimo che l’articolo ti piaccia. :-)