Alla scoperta dei caratteri cinesi – In cinese crisi non significa opportunità
Abbiamo fatto i vari tipi di caratteri cinesi, fatto distinzione tra le varie categorie (pittogrammi, ideogrammi, composti ideografici, composti fonetici, deflettivi, prestati). Poi ci siamo occupati di una categoria particolare dei caratteri cinese, ossia quelli che presentano un radicale raddoppiato, triplicato, e anche quadruplicato, alle volte.
Come ultimo argomento abbiamo iniziato a vedere qualche radicale abbastanza comune, quelli di piante e animali, per poi andare a vedere qualche composto curioso, o quantomeno degno di attenzione.
In questa nuova “serie” (non so quante puntate durerà, di preciso), mi piacerebbe trattare di un argomento totalmente differente, e forse nemmeno tanto legato al tema specifico dei caratteri cinesi. Mi piacerebbe raccogliere un buon numero di dicerie che si dicono su questi caratteri (ma anche sulle lingue cinese e giapponese) e smentirle. Molte di queste storielle potreste averle sentite anche voi, e magari vi sarete insospettiti.
Quello che è importante è smetterle di farle circolare, perché, oltre a essere oggettivamente false, sminuiscono delle culture come quella cinese e quella giapponese, degne di nota come la nostra.
Introduzione
Ho letto su internet un articolo, simpatico, divertente, ma anche molto serio, intitolato 5 Examples of American Thinking Foreign People Are Magic. Se il vostro inglese fosse un po’ arrugginito, 5 Esempi [che dimostrano che] gli Americani Pensano che le Persone Straniere Siano Magiche. In questo caso per persone straniere non si intendono ovviamente persone francesi o australiane, ma persone dell’Asia o dell’Africa, con un retaggio culturale diverso dal nostro.
In particolare questo articolo condanna un atteggiamento molto comune in America (ma molto di più da noi, per me), di guardare con fascino alle culture diverse dalla nostra. Non fraintendetemi: essere appassionati di un’altra cultura non è assolutamente male – se siamo su questo sito ci sarà un motivo, no? – ma il fascino è qualcosa di più astratto. È come un gusto dell’esotico, che si limita a un’occhiata superficiale alle altre culture, senza approfondirle adeguatamente.
Un esempio lampante di questa concezione sbagliata che noi abbiamo nei confronti delle altre culture è dato dalla bugia sulla parola cinese per crisi.
In un sacco di programmi televisivi, magari anche seri, mi è capitato di sentire che “in cinese la parola per crisi è formata da quella che significa pericolo unita a quella che significa opportunità“. E poi tutti a lodare queste sagge parole, complimentandosi della saggezza millenaria (espressione ormai abusata, nei confronti di qualunque cultura non sia europea) del popolo cinese, e a seguire le applicazioni pratiche di questa massima…
Staccandoci per un attimo dal canale fascino, non sarà difficile accorgersi di un piccolo, fastidioso particolare. La frase è senza senso! Perché mai un periodo di crisi dovrebbe anche portare delle opportunità!?
Magari questo può valere per l’ambito economico (dico magari perché io di economia ci capisco meno di zero), per la concorrenza e giù di lì, ma bisogna considerare che la parola originale cinese, come del resto l’italiana crisi, all’inizio non c’entrava nulla con l’ambito economico. Semplicemente parlava di un pericolo, di una situazione particolarmente pericolosa. Solo dopo, come calco dell’espressione europea, è venuto a significare crisi in senso economico.
Ma in un pericolo normale, che cavolo di opportunità potrebbero esserci?
Europeo: La città va in fiamme! Aiuto! Scappiamo!
Cinese: La città va in fiamme! Finalmente ho l’opportunità di iniziare una raccolta di pezzi di carbone!
È ovvio che il discorso non ha senso, non trovate?
Ecco che quindi, senza nemmeno risalire alla parola cinese, possiamo già intuire che questa possa trattarsi di una semplice leggenda.
Guardiamo adesso la parola in questione che, molto probabilmente, vedrete scritta accanto a qualunque volantino parli di questa leggenda, anche se magari in modo così pessimo da renderla irriconoscibile anche a un madrelingua.
La parola “crisi” in cinese è…
危機/危机 (pinyin: wēijī) che, come potete notare, cambia tra cinese tradizionale e cinese semplificato. In giapponese si scrive 危機 e ha la lettura di きき (kiki). Adesso esaminiamo i due singoli caratteri, per trovare i loro significati.
C’è però un problema: sia 危 sia 機/机 sono morfemi legati. Questa espressione sta a indicare che questi due caratteri non si possono presentare mai da soli (nella lingua cinese), ma solo in combinazione con altri.
Se avete buona memoria vi ricorderete che avevamo già parlato di questa categoria di caratteri, e vi avevo fatto gli esempi dei caratteri 工 e 獴. Il significato dei caratteri che sono morfemi legati non si può sapere a priori, ma va dedotto dalla sfumatura particolare che questo carattere fa assumere alle parole in cui è presente. Per esempio 工 si trova in molte parole che hanno a che fare con il lavoro, mentre i composti di 獴 sono tutti nomi di animali che noi potremmo tradurre in italiano con mangusta.
Il primo carattere 危 significa effettivamente pericolo. È presente in parole cinesi come 危险 (pericolo), mentre in giapponese è presente in parole come 危ない (あぶない abunai, pericoloso).
Il secondo carattere è molto più problematico. Non significa opportunità, anche è presente in questa parola (機會/机会, nel caso del giapponese è 機会 kikai). Nella maggior parte dei casi significa macchinario, veicolo, come per esempio in 飛機/飞机 (aeroplano), ma ha uno spettro più ampio di significati.
Confrontando tutte le parole in cui questo carattere compare, si può riassumere il suo significato in momento/punto cruciale. Adesso si spiega il perché della parola crisi. Il momento del pericolo.
Spiegazione semplice.
E per niente poetica.
Naturalmente, possiamo anche capire l’impiego di 機/机, nella parole relative ai veicoli: il motore non è che il punto rilevante della macchina, che le consente di muoversi.
Come fa notare l’autore dell’articolo, dire che “crisi=pericolo+opportunità” è leggermente razzista: secondo questa idea la lingua cinese serve per insegnare precetti, mentre le altre lingue semplicemente per comunicare qualcosa.
Se la teoria di “crisi=pericolo+opportunità” vale, allora crisis (inglese per crisi) può essere scomposto in “cry sis“, ovvero sorella che piange. Per gli inglesi forse era così fastidioso ascoltare sorelle in lacrime da dedicare a loro una parola così negativa?
L’articolo di oggi è stato davvero lungo!
Anche il prossimo sarà di questa serie, e molto più legato all’argomento specifico dei caratteri cinesi.
Alla prossima!
Questo guest post è stato scritto da Bai Jiali.
La sua passione per la Cina è nata leggendo “Viaggio in Occidente”. Dopo aver approfondito la letteratura e la cultura di questo paese, ha deciso di dedicarsi allo studio del cinese.
15 commenti
28 Gennaio 2013
Quindi è come pensavo, in realtà la crisi è un “meccanismo del pericolo” o “macchina del pericolo”. Cioè qualcuno appositamente\distrattamente crea un pericolo che cade su tutti gli altri. Ad esempio, lascio la pentola sul fuoco, prende fuoco casa mia, poi tutta la città…e così via fino all’arrivo dei pompieri. AHAH
8 Giugno 2023
Quindi più che “opportunità” il secondo ideogrammi potrerebbe inteso nel senso di inarrestabile o ineluttabile?
29 Gennaio 2013
Divertente e molto istruttivo:-)!
2 Febbraio 2013
La stessa leggenda di crisi è riferita anche al giapponese! E il bello è che, legandosi al significato “macchinario”, il giapponese attribuisce un altro significato al secondo kanji: telaio (con la pronuncia “hata”).
Dunque, siamo in crisi per colpa di “telai pericolosi”. Scappate!
Ma, ehi, non scordate di raccogliere il carbone! XD
Quello che mi spiace davvero, tornando serio, è che quel lato del mondo è un mondo “quasi-alieno” (per noi), ma invece di aver interesse a scoprirlo, a (ac)coglierne lati positivi, studiare (per evitarli) quelli negativi, ecc, si preferisce procedere per stereotipi… così amanti e detrattori dell’Oriente non sanno nulla e odiano/amano in base agli stetti preconcetti.
– Sono così spirituali… li amo!
– Non sono “concreti”… li odio!
Ma interessa a qualcuno la realtà? °__°
Non immaginate quanta gente mi parla di o mi chiede di trattare un proverbio o vedevo che usavano un certo proverbio giapponese su msn o sul web… tutti entusiasti di quella geniale perla di saggezza GIAPPONESE… che però era un detto latino, una citazione biblica o magari un proverbio cinese.
Se glielo facevo notare poi se la prendevano pure! Una volta mi è stato detto che “mentivo o mi sbagliavo”, perché “loro l’avevano cercato su internet” (è il nuovo “se l’hanno detto in tv sarà vero”), un’altra volte che “gliel’aveva detto un suo amico al primo anno di giapponese” (e questo secondo lui doveva zittirmi definitivamente).
Ormai vivo nella convinzione che sia una battaglia persa, ma certamente articoli come questi possono aiutare almeno chi ha la pazienza di interessarsi e altrimenti sarebbe VITTIMA di chi sul web diffonde ignoranza, invece di conoscenza.
3 Febbraio 2013
Beh, ammetto che se un telaio mi inseguisse per la strada, andrei in crisi (e troverei ben poche opportunità).
16 Febbraio 2013
Rotfl! quella di “cry sis” era l’esempio ideale che cercavo per consultare la str****ta del cinese “crisi”=”opportunità”.
Pur non parlando cinese usavo un altro esempio: in inglese la parola “funeral” (funerale) contiene “fun” (spasso)*, quindi ai funerali dovremmo tutti ridere come matti… o no?
*Monkey Island II
17 Febbraio 2013
Quindi questa sarebbe una citazione a Monkey Island 2? Ai tempi giocai il primo, e mi piacque molto…
18 Febbraio 2013
Molto interessante la spiegazione linguistica, ma devo dissentire totalmente sul giudizio, in quanto ritengo che una crisi (di qualunque natura sia) contenga in se delle opportunità. D’altronde, senza scomodare la proverbiale saggezza cinese, i nostri più vicini/antenati greci avevavo già dato a questa parola un’accezione non necessariamente negativa (Krisis: separo, scelgo). Direi che la parola si possa riferire ad una situazione che porta al cambiamento dello status quo: cambiamento che può portare cose positive o negative! Basti pensare ai nostri stati d’animo “di crisi”, legati ai cambiamenti (lavoro, situazione sentimentale, etc).
Per quanto riguarda le crisi economiche, queste rappresentano tecnicamente nei cicli economici i “punti di svolta inferiore” che precedono la ripresa.
18 Febbraio 2013
Francamente dissento anche sul giudizio… una crisi è un’opportunità nello stesso modo in cui la distruzione d’una città è l’occasione per ridisegnarne l’urbanistica da zero.
Quanto dici vale in economia, o meglio nel capitalismo poiché in tempi di crisi un grosso numero di aziende possono fallire e si aprono spazi insperati per chi può offrire il prodotto migliore.
Ma quando si cita questo falso detto, lo si fa proprio con l’idea che si tratti di un “punto di svolta”… che però è la classica palissiana. Dato che non si può sprofondare all’infinito prima o poi si torna a crescere, chiaro. Ciò significa che tutti staranno bene come prima? No.
Se avevo 100, vado a zero e poi mi impegno al massimo… e risalgo… arrivo a 120? O solo a 20?
Allora dov’è il lato positivo di tutto ciò?
La verità è che si tratta di kireigoto, belle parole, uno dei tanti aforismi (per di più falso) che oggi giorno si usano come “motivational”… la versione capitalistica dei biscotti della fortuna o dei baci perugina.
Anche l’etimologia greca è usata in modo conveniente poi… il termine che effettivamente deriva da separare (e ha per significato figurato “decidere”) ha lo stesso valore di un termine come “discrimine”… e condivide l’etimologia con “criterio” e anche “crimine”. In ogni crimine ho un’opportunità?
No? Strano, perché l’etimo è lo stesso…
Proprio come in analisi, dal greco lysis, o soluzione, dal latino, l’idea di fondo è che separare gli elemnti porti comprensione. Nel caso della parola “risoluzione”, vediamo che anche qui si arriva all’idea di “decisione”, come dall’etimologia greca di crisi e crimine arrivo all’idea di scelta/decisione. Per il semplice fatto che faccio due metà e scelgo o lascio scegliere… come chiunque abbia diviso qualcosa con qualcun altro sa bene.
La nostra “crisi” indica a livello di etimo, solo una frattura tra un prima e un dopo… come crimine indica solo una “decisione” presa (sfumatura dell’etimo comune), in entrambi i casi, di “separazione” e di “decisione” non ho un senso solo positivo o negativo, ma come un crimine è solo negativo nella lingua moderna, così lo è una crisi.
19 Ottobre 2013
Non se avrai occasione di leggere questo commento, e non so se i caratteri cinesi in questione indichino pericolo e opportunità.
Una cosa so per certo (certezza inevitabilmente soggettiva) in ogni evento critico, in ogni percolo, in ogni cambiamento c’è sempre un’opportunita (ajii?). La capacità di vederla è un’altra cosa….
La tua riflessione sulla logica, mi permetto di dire, mi è apparsa superficiale, proprio quella superficialità che intendevi rifuggire.
Ogni singolo elemento che costituisce questo universo ha necessariamnete il suo opposto…. Ogni cosa esiste “per differenza” da qualcos’altro. Un giocatore di go lo sa bene. Tu, probilmemte, lo conosci.
Auguri.
Dario
27 Ottobre 2013
Una “certezza soggettiva” non è una certezza, è la tua esperienza personale. Non penso sia possibile dare del superficiale a me, specie se si è letto il testo del commento.
Non ho poi parlato di “logica”, quindi non vedo come abbia potuto farne una riflessione superficiale.
Ad ogni modo, anche considerando quanto hai detto (e in parte l’avevo già fatto, se noti parli di “cambiamento” e io di “frattura tra un prima e un dopo”, che è anche un cambiamento, no?), dimentichi che la riflessione era sulla lingua, giapponese e italiana, non filosofica né tantomeno pippomentalistica, come l’assurdità degli elementi dell’universo e del loro opposto: nell’universo c’è più materia che antimateria, “finestra” non ha un opposto, un bel romanzo non ha un opposto, la poesia non si oppone alla prosa ed esiste a prescindere da essa… Non so cosa tu volessi davvero dire, ma francamente la tua mi è parsa un’uscita prima che superficiale, con delle argomentazioni perlomeno un po’ fumose.
6 Dicembre 2013
Ragazzi, noi occidentali non guardiamo oltre a ciò che vediamo ed è per quello che non riusciamo a comprendere quante opportunità ci siano in una crisi. il guru di kung-fu panda lo dice chiaramente…” Guarda oltre ciò che vedi”. siamo occidentali e molti di noi credono negli insegnamenti di un certo Gesù Cristo, che circa 2000 anni fa andava predicando di essere grati di ogni cosa. Diciamo che anche la fisica quantica ci insegna che c’è del buono in ogni persona ed in ogni avvenimento e questo significa che anche la “CRISI” di qualunque entità e di qualunque genere, è assolutamente impregnata di pericolo, sì, ma anche di grandi opportunità. Sta solo in noi fare la scelta di ciò che vogliamo servirci, della parte positiva o di quella negativa. Anche nelle arti marziali e non solo, viene spiegato che nell’attacco del tuo avversario se vuoi, riesci a trovare l’opportunità di trasformarlo in un tuo vantaggio su di lui. Quando qualcuno ti sferra un pugno, invece di correre ai ripari, afferri quel pugno, assecondi , cioè accompagni quel pugno, ne diventi il padrone e dirigi tutta la forza del tuo avversario contro lui stesso. Hai avuto l’opportunità, nel momento di crisi in cui qualcuno ha attentato alla tua vita, di usufruire della forza negativa scagliata contro di te, portandola ad essere un vantaggio per te. Se apriamo la nostra mente troviamo grandi opportunità di crescita, di miglioramento, enormi opportunità positive in ogni CRISI. Se poi vogliamo abbandonarci alla cosa più facile, che è quella di riconoscerne solo il pericolo, non lamentiamoci delle conseguenze, perchè derivano da una nostra scelta.
6 Dicembre 2013
È vero che bisogna esser positivi nei momenti di crisi e di pericolo… però non bisogna nemmeno mettere in bocca agli altri quello che non dicono.
Se per i cinesi crisi = crisi perchè bisogna ricamarci su che è una cosa positiva, solo per far bella scena con gli altri?
Ok che noi li tiriamo in ballo per la loro “misticità” però insomma…
@lorena In realtà la tua citazione non è il guru di kung fu panda, ma rafiki ne “il re leone 3″… quindi più che saggezza orientale direi che in questo caso è africana :D
6 Dicembre 2013
@lorena
Quello che ho discusso in questo articolo non è l’ideologia in sé – che si può condividere o no – ma l’etimologia della lingua cinese.
@nini
Ben detto!
Aggiungerei che la presunta “misticità” dei non-Europei è spesso uno stereotipo bello e buono, propugnato dagli Europei. Il cartone ‘Kung Fu Panda’ è appunto costruito su questi stereotipi. C’è del mistico anche in Europa come c’è del (anzi, molto) razionale anche in Cina e in Giappone. Come ben saprai, la cultura cinese e giapponese non si trova nei libretti New Age con citazioni a caso…
P,S. Quel cartone lo adoro!
Comunque, in Swahili ‘Hakuna Matata’ non è una ‘filosofia di vita’, come ci han fatto pensare, ma semplicemente un modo di dire come per noi ‘va bene’… Poi naturalmente tu eri ironica XD
10 Settembre 2016
Capisco che il testo è sviluppato intorno al fatto che noi occidentali e in particolare gli italiani idealizzano le altre culture ma l’esempio scelto è sbagliato e cioè CRISI = PERICOLO + OPPORTUNITÀ e una etimologia esistente in una grande cultura orientale. Poi la grande cultura non sarà quella cinese come si legge nel testo e nei commenti ma in realtà a chi importa? In fin dei conti per un italiano medio e per un occidentale medio tutte le culture orientali sono cinesi.
Qui le varie spiegazioni e le varie etimologie (radici delle parole) nelle varie culture della parola CRISI:
http://www.kensan.it/articoli/Crisi_pericolo-opportunita.php
Quindi ribadisco: CRISI = PERICOLO + OPPORTUNITÀ è vero.