Kiki – consegne a domicilio
Quarto appuntamento con la rubrica dei film dello Studio Ghibli di Bai Jiali, questa volta è il turno di “Kiki – consegne a domicilio”. La recensione è priva di spoiler.
Ciao a tutti!
Vi prego di scusarmi di nuovo per il atroce ritardo. Il fatto è che con la serie sui caratteri cinesi ho quasi esaurito le idee, escludendo un articolo sui colori in cinese, ma quello preferirei riservarlo per quando Federica avrà finito la serie corrispondente sulla lingua giapponese.
Con gli articoli dei film dello Studio Ghibli sono pieno di idee, almeno su quelli che ho visto! Ho quindi deciso di saltare per un po’ gli articoli sul cinese e di concentrarmi sulle mie impressioni sui vari film. Spero non vi dispiaccia!
Kiki – consegne a domicilio (魔女の宅急便 – 1989)
È tradizione che le giovani apprendiste streghe, una volta compiuti i tredici anni, partano per un viaggio di formazione lungo un anno, durante il quale dovranno dimostrare di essere capaci a badare a loro stesse, comportandosi in modo responsabile e usando i loro poteri per guadagnarsi da vivere.
Il film segue Kiki, una giovane streghetta senza particolari doti, se non quella del volo – siamo in un film di Miyazaki… – comune a tutte le streghe. Stabilitasi nella città di Koriko, da lei scelta perché vicina al mare, deciderà di aprire un servizio di consegne espresse (il 宅急便 takkyuubin del titolo per l’appunto).
Da questa semplice premessa partirà la sua storia, come anche il suo percorso di formazione, in un film molto riuscito, adatto anche ai più piccoli ma meno scontato di quanto si possa pensare.
Commento
Questo film l’ho visto ben due volte al cinema, con due diversi gruppi di amici. Sono state due esperienze molto diverse.
Sarà per la stanchezza, per lo sforzarsi di non perdere nessun particolare della trama, e per la presenza di un gruppo di persone moleste davanti a noi, la prima volta il film non mi è piaciuto molto. Anzi, ero quasi deluso! Mi sono sentito come dopo la proiezione de La collina dei papaveri (ci arriveremo, ci arriveremo…).
L’ho già detto nell’articolo introduttivo a questa serie, ma volevo far notare che io, grande appassionato dello Studio Ghibli, non trovo necessariamente bello ogni suo film, anzi! Sono anche molto più selettivo, mi aspetto veramente tanto.
E molte delle cose che adoro dello Studio Ghibli, come la fantasia dirompente, i momenti drammatici e quelli pieni di poesia, in questo film non li avevo notati. È vero, c’era la magia, c’erano delle scene “di conflitto” (non specifico per non rovinare la visione a nessuno), ma molto meno di quello che mi aspettassi.
La seconda volta che l’ho visto al cinema, invece, l’ho molto rivalutato: e dire che era passata meno di una settimana! Quando l’ho finalmente comprato in DVD, e l’ho guardato per l’ultima (per ora…) volta, l’ho letteralmente adorato!
Non vi saprei dire il perché di questo cambiamento così drastico di parere, fatto sta che ora questo è uno dei miei film preferiti dello Studio. Alcuni dei punti a favore della pellicola: innanzitutto la protagonista.
Kiki non è il classico personaggio femminile di Miyazaki, dolce, materno, e un po’ passivo (senza sfociare nel sessismo). No, Kiki è una ragazzina di tredici anni rappresentata molto realisticamente, sa ancora poco delle difficoltà della vita, ed è proprio la sua maturazione il filo conduttore della trama.
Non da meno sono gli altri personaggi, tra cui l’allegro Tombo, la materna panettiera Osono e il suo divertentissimo marito e tanti altri, ma soprattutto il simpaticissimo gatto Jiji.
Altro aspetto che ho adorato in questo film è l’atmosfera che si respira in ogni fotogramma: mi sarebbe sempre piaciuto vivere in una città sul mare, quindi l’ambientazione mi ha subito conquistato. La città di Koriko è una città molto realistica, forse uno degli scenari più minuti mai rappresentati in un film dello Studio Ghibli.
Mi piace molto come Miyazaki – questo è un discorso generale, ma vale particolarmente per questo film – sia innamorato dell’Europa, ma non per questo le sue ambientazioni siano stereotipate, come purtroppo accade in molte altre opere giapponesi.
Si pensi solo a tutti gli stereotipi dell’Inghilterra vittoriana che vanno tanto di moda in Giappone, maid cafè inclusi! Miyazaki, invece, ha impegnato tutto se stesso nel ricreare una tipica città europea, che risulta viva e credibile anche se non esistente in realtà.
Koriko è infatti una commistione fra Milano e diverse città svedesi, in particolare l’antica Visby, dove i disegnatori del film sono andati per documentarsi. Non è solo l’ambientazione cittadina, ma anche molti elementi della cultura, delle tradizioni e delle credenze religiose europee sono stati inseriti egregiamente nel film.
La trama non è il punto forte di questo film, probabilmente una serie anime sarebbe stata più adatta per una storia del genere: nella versione originale era molto episodica. Miyazaki ha in parte superato questo problema, dando al film una maggiore coesione interna (cosa che non è piaciuta all’autrice del libro!), ma penso comunque che una serie breve fosse meglio.
Dettagli tecnici
Questo film è molto bello visivamente, soprattutto in molti scorci della città di Koriko. I personaggi sono disegnati in uno stile né troppo realistico (come in Una tomba per le lucciole), né troppo caricaturale (come accadrà in Porco Rosso), e non passano inosservati, pur rimanendo verosimili.
Le musiche sono quasi tutte memorabili e ricreano alla perfezione l’atmosfera idilliaca del paese di Koriko, in particolare mi è piaciuta molto la bellissima Ruju no dengon (ルージュの伝言), canzone di successo nell’anno in cui è uscito il film, diventata canzone d’apertura di quest’ultimo.
Giudizio finale
Kiki – consegne a domicilio, nella sua semplicità, può facilmente passare inosservato tra i grandi classici dello Studio Ghibli, ed essere relegato a opera secondaria. Eppure, se si guarda dietro l’apparente banalità del film, si può notare un percorso di crescita della protagonista ben più complesso di quello che si sarebbe potuto pensare con un lavoro per bambini.
Se si aggiunge la simpatia dei personaggi, l’ambientazione e le musiche mozzafiato, abbiamo un’unione perfetta, che si merita almeno un 乙. Non sarà una delle opere migliori di Miyazaki, ma fa comunque un’ottima figura.
Alla prossima! Spero di non essere così ritardatario!
Questo guest post è stato scritto da Bai Jiali.
La sua passione per la Cina è nata leggendo “Viaggio in Occidente”. Dopo aver approfondito la letteratura e la cultura di questo paese, ha deciso di dedicarsi allo studio del cinese.
Immagini: © Studio Ghibli, Foto akasped
2 commenti
10 Marzo 2014
Ho amato e adorato questo film, lo riguardo sempre con molto piacere, grazie per la bellissima recensione!
un caro saluto
12 Marzo 2014
Sono contento ti sia piaciuto questo articolo! ^^
Fammi sapere anche delle prossime recensioni!