Linguaggio maschile e femminile nel giapponese: quali sono le differenze?
Se hai già iniziato con lo studio del giapponese saprai che non c’è una distinzione tra sotantivi maschili e femminili come in italiano. Esistono però due diversi tipi di linguaggio: quello maschile e quello femminile. Vediamo quali sono le differenza principali tra i modi di parlare tra uomo e donna.
Prima di iniziare vorrei spiegare meglio questo concetto: quando parlo di espressioni e particelle maschili non significa che una donna non le possa mai utilizzare. Questo dipende da molti fattori, come la situazione in cui si trova o il suo carattere: cambia da persona a persona la scelta del modo di parlare. Se ci fai caso anche negli anime o nei manga ci sono personaggi femminili che hanno un linguaggio ben poco educato, o altro contrario esageratamente formale.
In generale ci si aspetta che la donna utilizzi un linguaggio più cortese ed educato. Per cui dovrebbero abbondare onorifici alle parole, come i prefissi お o e ご go, più spesso costruzioni educate e mai l’utilizzo di imperativi. Non sempre però queste regole vengono rispettate.
Rispetto al passato alcuni usi strettamente femminili stanno diminuendo. Magari rimangono nelle opere scritte, ma la realtà è un tantino diversa!
C’è comunque da sottolineare che ci sono dei casi in cui si richiede di essere formali sia per gli uomini che per le donne. A seconda della gerarchia, dell’età e del contesto si modifica il modo di parlare: ad esempio entrambi si rivolgeranno al cliente o al proprio capo in modo formale ed educato indipendentemente dal linguaggio maschile/femminile.
Pronomi personali
La prima differenza che viene in mente è senza dubbio i pronomi personali per dire “io”. Quello che viene insegnato per prima, perché più neutro e più educato è 私・わたし (watashi), anche se difficilmente viene usato dagli uomini, a parte contesti molto formali.
Eppure sono tanti, troppi, i pronomi utilizzati in giapponese, per esempio 僕・ぼく (boku) e 俺・おれ (ore) per i ragazzi, あたし (atashi) per le ragazze. Le eccezioni non mancano: nelle canzoni non è raro trovare delle cantanti che usano 僕 (boku), in generale le differenze sono queste.
Ovviamente questo si riflette anche nei pronomi usati per rivolgersi all’altra persona (tu): あなた (anata) è quello considerato neutro e più educato e non manca il rude お前・おまえ (omae) usato dagli uomini. 君・きみ (kimi) e あんた (anta) sono anche più o meno scortesi e vanno utilizzati con persone di grado più basso del proprio, però possono essere utilizzati da entrambi.
È meglio non rivolgersi ad altre persone neanche con あなた (anata) se possibile, è meglio ricorrere al nome o con il titolo! È uno dei 5 errori più comuni tra i principianti.
Omissione di だ (da)
Saprai già che だ è la copula per esprimere il verbo essere, quello che forse non sai è che le donne nel parlato informale tendono ad ometterla. Questo non vuol dire che non usano mai だ, è piuttosto il contrario: gli uomini la usano per dare un tono più deciso.
Ecco qualche esempio:
- 大丈夫だよ。(Daijoubu da yo.) – È tutto ok/Sto bene. (Maschile, ok anche per le ragazze)
- 大丈夫よ。(Daijoubu yo.) – È tutto ok/Sto bene. (Femminile)
- 楽しいよ! (Tanoshii yo!) – È divertente! (Ok per entrambi, non si usa だ con gli aggettivi in -i)
- そうだね。(Sou da ne.) – Sì, è così. (Maschile, ok anche per le ragazze)
- そうね。(Sou ne.) – Sì, è così. (Femminile)
Particelle maschili/femminili
わ (wa) e かしら (kashira)
Sono due particelle considerate esclusivamente femminili, ad eccezione di alcuni dialetti: la particella わ è anche maschile nella zona del Kansai. Diciamo che moltissime opere giapponesi, che siano film piuttosto che anime o libri, esagerano moltissimo sul loro utilizzo. Si usano molto nei dialoghi dei libri per far capire che chi parla è una donna. Nella realtà non sono così tanto utilizzate, al contrario credo siano ben poco comuni.
わ (wa) si usa per mostrare un sentimento di ammirazione o per alleggerire il tono di un’affermazione. Puoi vederla combinata assieme a ね (ne) e よ (yo), diventando わね (wa ne) e わよ (wa yo), o ancora come わよね (wa yo ne).
おいしいわ! (Oishii wa!) – Che buono!
Invece かしら (kashira) è simile a かな (kana), indica incertezza.
明日の試験はやさしいかしら。(Ashita no shiken wa yasashii kashira) – Chissà se sarà facile l’esame di domani.
ぞ (zo) e ぜ (ze)
Sono particelle considerate maschili, i corrispondenti molto informali di よ (yo). La più forte tra le due è ぞ, si usa spesso per comandi o per affermare la propria opinione, senza preoccuparsi di chiedere all’interlocutore che cosa ne pensa. Per questo motivo ぞ è spesso rivolta a se stesso per incoraggiarsi o per incitarsi.
一緒に行こうぜ。(Issho ni ikou ze) – Dai, andiamoci assieme.
よし、頑張るぞ! (Yoshi, ganbaru zo) – Su, diamoci da fare!/Ce la posso fare!
だい (dai) e かい (kai)
Se aggiungiamo la い (i) a だ (da) e か (ka) ecco che escono fuori due modi di fare domande molto maschili: だい e かい. Non si usano così spesso.
どこに行くんだい? (Doko ni iku ndai?) – Dove vai?
の (no)
In questo caso intendo の come particella al fondo per dare un tono di spiegazione e non come possessivo/di specificazione. Come già anticipato i ragazzi preferiscono aggiungere だ nelle affermazione, nelle domande invece è indifferente.
Esempi:
- どこ行くの? (Doko ni iku no?) – Dove vai? (Ok per entrambi nelle domande)
- 学校に行くの。(Gakkou ni ku no) – Vado a scuola. (Femminile)
- 学校に行くんだ。(Gakkou ni iku nda) – Vado a scuola. (Maschile, ok anche per le ragazze, 〜のだ solitamente viene abbreviato in 〜んだ)
な (na) e さ (sa)
Sono usate più spesso dagli uomini, ma vengono usate anche dalle donne. な enfatizza la propria affermazione/emozione, ricerca una conferma da parte dell’interlocutore o si usa per attirare l’attenzione.
いい天気だなあ。(Ii tenki da naa) – Ma che bel tempo!
さ (sa) è simile a よ (yo) ma più informale, mette enfasi alla frase. È una particella che viene usata spesso all’interno delle frasi per attirare l’attenzione, come ね e な.
そう心配することはないさ。(Sou shinpai suru koto wa nai sa) – Non c’è da preoccuparsi così tanto!
C’è altro da sapere?
Tutte queste che ho elencato sono le differenze più comuni che puoi trovare nel giapponese. Non sempre è così facile distinguere la differenza tra l’uno e l’altro linguaggio, oltre al fatto che non sempre la differenza è così netta: la lingua è sempre in continua evoluzione e dipende da persona a persona decidere come esprimersi.
Prova a fare caso ai diversi tipi di linguaggio con materiale in giapponese per capire ancora meglio le differenze.
Certamente alcune opere esagerano, anche troppo, sulla parlata maschile/femminile. Spesso è molto stereotipata in anime/manga e non solo, ma ti può dare un’idea di come sono.
Una buona idea è anche quella di conoscere giapponesi e osservare il loro modo di parlare. Ma credo vedrai il più delle volte un linguaggio neutro, non completamente maschile o femminile.
Immagine: Takashi .M
Un commento
21 Novembre 2013
Molto interessante.
Certo che il giapponese ha proprio un ampissimo spettro di espressioni che dipendono da contesto, sesso o grado sociale.
E pensare che in cinese sta sparendo perfino la distinzione tra ‘tu’ e ‘lei’…