Ma che ca… rattere è questo?! – 的
Questo articolo fa parte della serie “Alla scoperta dei caratteri cinesi” (clicca sul link per l’indice tutti gli altri articoli della serie!)
Ciao a tutti! Se avevate perso le speranze, finalmente ritorna la dispensa settimanale dedicata ai caratteri cinesi!
Per quelli che non hanno letto la recensione de “Il castello nel cielo” per evitare spoiler, vi espongo in breve come usciranno gli articoli in questo nuovo periodo: usciranno un lunedì sì e un lunedì no. Saranno dedicati alternativamente ai caratteri cinesi e ai film dello Studio Ghibli. Riguardo a questi ultimi cercherò di fare delle recensioni senza spoiler d’ora in poi, così tutti potranno leggerle.
Il carattere di cui parleremo oggi è abbastanza insidioso, ma non per il suo aspetto grafico. Infatti è semplicissimo: 的. Quello che rende questo carattere interessante è l’ampissimo spettro di significati che può assumere, e le grandi differenze che ci sono tra l’uso nella lingua cinese e nella lingua giapponese.
Inizio con il dire che 的 è il carattere più usato in assoluto nella lingua cinese, questo perché è anche una particella grammaticale, ma di questo ne parlerò dopo.
Iniziamo con l’etimologia: la parte sinistra – che, vi ricordo, fornisce informazioni sul campo semantico del carattere – è il semplicissimo carattere di “bianco” (白), mentre la parte sinistra significa “cucchiaio” (勺), kanji recentemente rimosso dalla lista degli Jōyō Kanji (常用漢字) in Giappone e abbastanza raro pure in Cina. Questa parte ha però solo valore fonetico che si è pure perso con il tempo: né la lingua cinese né quella giapponese hanno mantenuto la corrispondenza di suono tra i due caratteri, le cui pronunce sono rispettivamente:
- in cinese “de/dì” e “diào”
- in giapponese (lettura On) せき (seki) e しゃく (shaku)
Il significato originale era “brillante” (come suggerito dal radicale), ma per me è andato perso nel passaggio da Antico Cinese a Medio Cinese. Tuttavia un resto di questo significato originale è rimasto in una particolare lettura Kun del carattere, cioè あきらか (akiraka, più spesso scritto 明らか), che significa “chiarezza“. E questo è interessante: sia la nostra lingua che il cinese, e perfino in giapponese, hanno questa doppia valenza del termine “chiaro”, adoperato sia in senso figurato che fisico.
Un significato che questo carattere ha preso più avanti nel tempo, per motivi a me sconosciuti, è quello di “bersaglio“. In questo caso, la lettura cinese è “dì”, e quella giapponese è la lettura Kun まと (mato).
Il carattere da solo è usato raramente in cinese, ma il senso di bersaglio è presente, anche se in modo metaforico, nella parola 目的 mùdì, cioè “obiettivo, scopo“, presente anche in giapponese, dove si legge もくてき (mokuteki).
Altro significato che il carattere acquisisce, ma solo in cinese, è analogo alla particella の (no) in giapponese. Ha soppiantato nella lingua moderna la particella 之, più arcaica e ricercata. 之 la trovate in alcuni cognomi giapponesi con il significato e la lettura della particella の. Un esempio è il cognome Kinomoto, ossia “radice dell’albero”, che si scriverebbe 木の本, ma come cognome è scritto 木之本.
L’ultimo significato di questo carattere è abbastanza complesso e ha le sue radici nella lingua cinese.
In giapponese capita a volte che alcuni aggettivi terminino in 的, senza avere un collegamento particolare con i bersagli, come ad esempio 自動的 (jidouteki), “automatico”. Perché?
Volendo semplificare un po’ il discorso, senza scrivere un trattato di grammatica cinese, con il tempo il carattere ha preso anche la funzione di particella relativa: in cinese, quelli che noi chiamiamo aggettivi sono in realtà verbi.
Quindi, per esempio, l’aggettivo 漂亮, “bello” è in realtà il verbo “essere bello”.
L’espressione 漂亮的人 sarebbe letteralmente da tradurre con “le persone che sono belle”, ma nella nostra lingua è più corretto e naturale renderla con “le persone belle”.
In riferimento a 自動的, espressione esistente anche in cinese, il verbo 自動 significa letteralmente “muoversi (動) da sé (自)”. Con il connettore 的 diventa “che si muove da sé”, cioè automatico.
Gran parte degli aggettivi in giapponese terminanti in 的 sono quindi di origine cinese, spesso se ne possono ricavare i significati analizzando quelli dei singoli caratteri. Quando il carattere ha questa funzione, viene letto come “てき” in giapponese e come “de” in cinese.
Riassumento, quella peste di 的 può significare:
- Brillante, luminoso; splendere
- Bersaglio
- Di
- Connettore relativo e suffisso per aggettivi
Spero che questo nuovo articolo vi sia piaciuto. Da parte mia continuerò a cercare caratteri sempre più strani e curiosi, anche se questo li batte tutti, per me!
Se foste a conoscenza di kanji particolarmente ostici, fatemi sapere con un commento: magari ci scappa un articolo!
Questo guest post è stato scritto da Bai Jiali.
La sua passione per la Cina è nata leggendo “Viaggio in Occidente”. Dopo aver approfondito la letteratura e la cultura di questo paese, ha deciso di dedicarsi allo studio del cinese.
3 commenti
19 Novembre 2013
Interessante! Non sapevo che questo carattere avesse così tanti usi. L’avevo visto come “di” però non mi ero soffermata a vedere il resto *le pigra*
20 Novembre 2013
Sono felicissimo che ti sia piaciuto!
A proposito: tu studi cinese, vero?
21 Novembre 2013
Non proprio. Ho iniziato e riiniziato varie volte ma non convinta al 100% (quindi puoi immaginarti quanto io ne sappia in fatto di cinese xD).
Mi piacerebbe studiarlo seriamente ma non sono ancora in fase “convinta” per mettermici come si deve.
*sì lo so sto rimandando all’infinito Q_Q*