Alla scoperta dei caratteri cinesi – La semplificazione dei caratteri (seconda parte)
Questo articolo fa parte della serie “Alla scoperta dei caratteri cinesi” (clicca sul link per l’indice tutti gli altri articoli della serie!)
Nell’articolo scorso, per chi non se lo ricordasse, abbiamo analizzato come è nata la semplificazione dei caratteri e come si è sviluppata in Cina e in Giappone.
In Cina è stata attuata nel 1949 adottando abbreviazioni informali in uno nella scrittura a mano, mentre Taiwan ha preferito mantenere i caratteri tradizionali. Invece in Giappone sono state approvate delle varianti semplificate nel 1986, alcune simili a quelle cinesi, senza però eliminare le vecchie forme.
In questo articolo vedremo, più specificamente, i quattro metodi con cui sono stati semplificati i caratteri cinesi.
Semplificazione strutturale dei caratteri
Questo è il metodo più insidioso di tutti, in quanto difficilmente riconoscibile: l’intera struttura del carattere viene infatti cambiata. Non c’è nessun modo per imparare a riconoscere questi caratteri, che vanno quindi tenuti a mente.
Molto spesso la versione semplificata del carattere non è altro che l’originale carattere scritto in forma corsiva (草书). Ad esempio, 書 diventa 书, libro. Altre volte intere parti del carattere vengono eliminate. 廣 diventa 广 enorme. Questo carattere è stato semplificato anche in giapponese, ma in maniera differente: 広. Un altro esempio è 廠 che diventa 厂, oppure 習 che diventa 习.
In generale i caratteri che subiscono questo tipo di semplificazione sono i più brutti, risultando parecchio spogli.
A volte i caratteri vengono reinventati da zero, ma la forma generale del carattere è più o meno simile a quella originale.
龜 diventa 龟. Anche questo carattere è stato semplificato in Giappone, ma diventa 亀, tartaruga. Altre volte, infine, il carattere non viene affatto semplificato, ma eliminato. Invece di usare quel carattere, si userà un carattere con la stessa pronuncia.
Abbiamo visto che questa tecnica era stata già usata nell’antichità, per creare caratteri dal significato astratto come 西 (ovest). Per esempio, il cinese 後 (dopo) e il cinese 后 (regina) vengono ridotti al solo secondo carattere, che comprende quindi entrambi i significati.
Eliminazioni di varianti dello stesso carattere
Questo è uno dei metodi di semplificazione che più mi dà fastidio, perché toglie parte della ricchezza data dalla lingua cinese.
Nel cinese tradizionale a volte alcuni caratteri hanno delle forme alternative, il cui significato è lo stesso, ma a volte possono portare sfumature leggermente diverse.
Un esempio? Abbiamo già parlato di questo carattere: 虫, che significa insetto. Il carattere ha anche un’altra variante, con il radicale triplicato (proprio come piacciono a me!), 蟲. Il carattere è stato però eliminato nel cinese semplificato, mentre resta in giapponese come forma vecchia.
Per fortuna, la stessa sorte non ha colpito tutti i caratteri:
la parola sabbia in cinese può essere scritta con due caratteri, con la medesima pronuncia: 沙e 砂. A parte la componente fonetica, i due caratteri si differenziano solo per il radicale: nel primo è quello di acqua (水), nel secondo è quello di roccia (石). Il primo carattere potrebbe essere quindi più indicato per descrivere sabbia non rocciosa, che cambia al vento come acqua (che poesia!), mentre il secondo per tipi di sabbia con granuli più grossi.
Questa poi non è una scienza esatta, a volte dipende dalla volontà dell’autore decidere quale carattere usare.
Se vi ricordate, anche in una lezione precedente avevo parlato di questo a proposito di un carattere che significava vasto, immenso, riferito a una massa di acqua. Può essere scritto tanto 淼 quanto 渺, anche se il primo significa più precisamente tanto grande da contenere un’enorme quantità di acqua, il secondo tanto grande da estendersi oltre l’orizzonte.
Non importa, comunque sono solo differenze minime, di cui forse è inutile parlare.
Adozione di forme corsive precedenti
Come vi avevo detto nel precedente articolo, molto prima che la semplificazione ufficiale cominciasse, circolavano da tempo (da secoli e secoli per la precisione) forme corsive non ufficiali, che non erano utilizzabili nella scrittura ufficiale. Un po’ come le nostre abbreviazioni SMS, o anche il nostro corsivo che di solito non si vede nei testi stampati, ma si usa per fare più in fretta.
Alcuni esempi di caratteri una volta corsivi, dopo ufficializzati è il carattere di cavallo, da 馬 a 马, e 門, che diventa 门 con la semplificazione.
I radicali all’interno dei caratteri stessi vengono semplificati
Questa è la naturale conseguenza della dei processi precedenti: se in un carattere appaiono dei radicali, e questi radicali sono stati semplificati quando erano caratteri a sé stanti, allora saranno semplificati anche nel composto.
Un esempio: il carattere 馬 è stato semplificato in 马, quindi anche i composti avranno questo radicale semplificato. 媽, il carattere di madre, presenta il radicale di cavallo sulla destra: ecco che il carattere verrà semplificato in 妈.
I quattro metodi sono alla base del processo di semplificazione. Il più utilizzato è senza dubbio l’ultimo, dato che è una combinazione dei tre precedenti. La conoscenza di questi quattro metodi però non permette con certezza di sapere la variante semplificata di un carattere, viste le molte eccezioni.
Nel prossimo articolo parlerò dei pro e dei contro del processo di semplificazione. Se questi due articoli vi sono sembrati un po’ pesanti da digerire, l’ultimo sarà di sicuro più facile e scorrevole.
沙哟娜拉! Arrivederci in giapponese per i cinesi
Questo guest post è stato scritto da Bai Jiali.
La sua passione per la Cina è nata leggendo “Viaggio in Occidente”. Dopo aver approfondito la letteratura e la cultura di questo paese, ha deciso di dedicarsi allo studio del cinese.
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5 commenti
8 Aprile 2013
I caratteri del primo gruppo di semplificazione alla fine sono un po’ bruttini. In generale anche a me piacciono di più i kanji obsoleti (mi sembra che in giapponese si chiamino tōyō kanji).
9 Aprile 2013
Ciao e bentornato!
Mi fa piacere che tu legga i miei articoli! ^_^
I Tōyō Kanji sono la lista del Ministero dell’Istruzione Giapponese (significa ‘Kanji di Uso Comune), e la lista è stata fatta prima della semplificazione. Non tutti i caratteri però sono stati semplificati. Le forme vecchie non presenti nella seconda lista si chiamano ‘kyuujitai’ (ossia ‘caratteri a corpo vecchio’).
In ogni caso, chiedo conferma alla mitica Hanami!
9 Aprile 2013
Esatto, la Toyo Kanji è la prima lista fatta per dare un ordine ai kanji, di fatto poi sostituita con la joyou kanji (quella che si usa attualmente di cui è stata ancora modificata qualche anno fa).
Confermo anche per il resto, la kyuujitai è la vecchia forma che non è stata semplificata, corrispondono a quelli cinesi (non semplificati ovviamente).
A proposito di Shinjitai-Kyujitai ho trovato un pratico convertitore dei kanji tra le due forme! Davvero interessante vedere come una volta venivano scritte certe parole.
10 Aprile 2013
Bellissimo il convertitore! Non credevo che ce ne fosse uno su internet :)
10 Aprile 2013
Molto utile per chi studia giapponese; per il cinese ce ne sono molti, da tradizionale a semplificato; il problema è che, poiché nel processo di semplificazione molti caratteri si sono uniti, il convertitore da semplificato a tradizionale non sa che carattere scegliere… e spesso sbaglia!
Un esempio, preso proprio da questp articolo: convertire in tradizionale 后… che si fa? Sarà 後 oppure后?